Agli albori del secolo scorso, il mitico ventesimo secolo o secolo breve, dai lasciti di tre testamenti prende vita l’idea di un ricovero o di un ospedale per poveri. Il primo di questi lasciti è l’eredità di Maddalena Degiani fu Domenico vedova Rusca che con testamento del 22 giugno 1911 lascia 47952 lire e 51 centesimi all’erigendo Ospedale de poveri di Invorio con sede nella sua casa d’abitazione (Ospedale che avrebbe dovuto avere un consiglio d’amministrazione composto da 7 membri di cui 4 elettivi).
Segue poi l’eredità di Gioacchino Pulazzini che con testamento del 13 luglio 1916 lascia 68090 lire e 81 centesimi al Comune di Invorio per la costruzione di una casa ricovero per gli invalidi senza mezzi e rovinati nel corpo. Il terzo legato è quello del testamento di Maddalena Zanetti fu Pietro vedova Morella 23 aprile 1918 nel quale si lasciano 11475 lire e 53 centesimi all’erigendo Ospedale di Invorio che avrebbe dovuto essere fondato entro vent’anni, in caso contrario l’eredità sarebbe passata all’Ospedale Maggiore di Novara.
Il 6 febbraio 1921 la Congregazione di Carità riunitasi nella casa comunale sotto la presidenza del sig. Pietro Cermusoni e con membri i signori Carlo Piola e Serafino Poletti e segretario Cesare Torsetta delibera il concentramento dei tre lasciti “considerato che i lasciti De Giani e Zanetti hanno lo stesso scopo, le stesse finalità e che il lascito Pulazzini avente per scopo il ricovero degli invalidi senza mezzi, rovinati di corpo è affine perché tende alla cura di persone povere, ammalate ecc. Considerato che il costruire un apposito fabbricato per il lascito G. Pulazzini è cosa pressoché impossibile, dato i prezzi dell’oggi, e che l’intero lascito potrebbe essere tutto impegnato anche in un modesto edificio. Considerato che sarebbe più conveniente l’acquisto della Casa Rusca Michelangelo, già formante un sol corpo con quella lasciata dalla Degiani per l’ospedale a sede del ricovero Pulazzini e che con lo stesso personale dirigente e di lavoro si otterrebbe lo scopo.
Considerato che le tre Istituzioni potrebbero essere concentrate in una con un’unica Amministrazione sotto il nome di Pie Istituzioni Invoriesi: Ricovero G. Pulazzini Ospedale Rusca Degiani ed Altri, udito il parere della Giunta espressamente interpellata al completo. Con voti unanimi delibera di approvare la concentrazione in parola e perché la pia istituzione venga eretta in ente morale nella certezza che se tutte e tre divise poco potranno fare unite potranno ricoverare diversi individui. II 5 maggio 1921 veniva approvato uno schema di statuto comprendente 48 articoli che veniva poi ratificato dal Consiglio Comunale del 22 maggio 1921. Il 29 dicembre 1921 il Regio Decreto 2066 stabiliva che le Pie Istituzioni Invoriesi erano erette a ente morale, ma la Prefettura nel 1922 in considerazione che l’Ente non disponeva di mezzi per iniziare il funzionamento, rimandava le procedure relative all’adozione dello statuto fino a quando l’ente si fosse dotato di un patrimonio tale da assicurarne il regolare funzionamento.
Comunque il primo gennaio 1928 l’istituzione cominciò a funzionare come ricovero per vecchi inabili al lavoro proficuo, malati di corpo, rovinati di finanze e quindi non come Ospedale per Poveri perché indubbiamente ritenuto troppo costoso; per migliorare la situazione il primo aprile 1933 veniva stipulata una convenzione con la Congregazione delle Figlie di Nostro Signore della Pietà di Asti che prevedeva la presenza di due suore con l’incarico della cura della cucina e dell’assistenza ai malati. E’ in questi anni che fa la sua comparsa un giovane medico ad Invorio il dott. Ermanno Medana di Celio, laureato alla Regia Università di Genova. Prima come interino, cioè medico condotto in attesa di concorso poi come medico condotto a pieno titolo avendo vinto la condotta di Invorio nel 1938.
Il dottor Medana, un’istituzione per Invorio, ha accompagnato per cinquantanni la nostra comunità quasi per mano aiutandola a crescere insieme a lui. E con lui è cresciuta pure questa istituzione che in un soffio ha attraversato gli anni cinquanta, il boom economico degli anni sessanta, i periodi critici degli anni settanta. Nel 1963 le suore che prestavano servizio diventano 3 mentre gli ospiti dai 13 del 1933 diventano 30 negli anni sessanta.
Un periodo di boom ma anche di episodi da libro Cuore, piccoli aiuti all’istituzione di un’importanza che trascende il valore materiale. Un esempio per tutti: un giorno in un inverno rigidissimo di quegli anni sessanta la madre superiora si accorse che non aveva più legna per la caldaia adibita a riscaldare l’acqua dove si lavavano i panni dei ricoverati. In quegli anni come oggi alcuni volontari si recavano al ricovero per aiutare gli anziani. Una di queste “la Palmira di Orio” raccolse lo sfogo della suora che si disperava per la mancanza della materia prima. Non perse tempo le bastò parlare con suo marito Carlo Bacchetta, il postino di Invorio, e in quattro e quattr’otto l’uomo si presentò al ricovero con un carretto carico della preziosa legna. Naturalmente, quando la suora cercò di pagargli il carico, rispose che il suo prezzo era già stato pagato dal sorriso della madre superiora che poteva ricominciare a lavare i panni.
E’ all’inizio degli anni settanta, con Sindaco Zaverio Guidetti, che prende piede l’idea di costruire una nuova struttura da adibire a ricovero. L’allora presidente dott. Amedeo Masi si adoperò per trovare il posto dove potesse nascere la nuova struttura e diede inizio ai lavori che per varie vicissitudini furono fermi per più di dieci anni.
L’opera di assistenza delle suore, coadiuvate da personale laico, si protrae fino alla fine del 1983 quando per motivi interni dell’Istituto religioso fu deciso il ritiro delle suore. In questo periodo la Casa riceve una cospicua donazione dalla maestre Vedani, tutta la loro eredità.
Nel 1990 il “nuovo Ricovero” è pronto e con un trasloco epico che tutti noi che abbiamo vissuto la realtà invoriese ricorderemo sempre i nostri anziani si spostano dalla vecchia sede fatiscente, non più adatta ad un ricovero moderno, nel centro del paese, verso questa nuova sede. Con il Presidente Costanzo Franzosi avviene il trasferimento fatto da volontari, addetti del ricovero e anziani ricoverati. Si arriva così agli albori del nuovo secolo il ventunesimo e anche il “ricovero” fa un enorme salto di qualità e diventa Casa di Riposo, adeguandosi ai nuovi standard regionali che permettono di garantire agli anziani ospitati di ricevere il miglior trattamento possibile.
Sotto la Presidenza del dott. Dario Piola la vecchia IPAB “Pie Istituzioni Invoriesi” si trasforma in Fondazione Onlus e viene intitolata al dott. Ermanno Medana. In contemporanea iniziano i lavori di ampliamento della struttura che terminano nel 2005 permettendo di accogliere nella nuova struttura 54 ospiti. Il costo complessivo dell’opera si aggira sui 6 miliardi di lire, in parte finanziati dalla Regione, ma ben 2 miliardi e mezzo di lire provenienti da lasciti. Tra questi, i più rilevanti, quelli dei signori Marovelli, della sorella del dottor Medana e della sig.Bulangini.
Nei 10 anni susseguenti, prima con la presidenza del dott. Silvio Empiri e successivamente del signor Valter Cassinerio la residenza si trasforma in R.S.A. Il nuovo accreditamento con l’A.S.L. l’aggiunta di posti letto ed una attenta gestione amministrativa, permettono di migliorare e ammodernare i servizi e nello stesso tempo di creare una riserva di liquidità, necessaria per lanciarsi in nuove avventure, chiaramente nel campo socio-assistenziale.
Nel 2017, dopo un breve periodo di Presidenza del dott. Franco Piglia, per un contrasto tra enti, l’Assessorato Regionale in sintonia con il Consiglio Comunale, nomina un Commissario Straordinario. In questo lasso di tempo, la Fondazione è definitivamente riconosciuta come persona giuridica di diritto privato, viene codificato un nuovo Statuto che riduce a cinque i Consiglieri.
Il 2 maggio 2018, ritorna alla presidenza il dott. Dario Piola con un nuovo Consiglio d’Amministrazione. Iniziano una serie di lavori di ristrutturazione e di restauro dello stabile. Un grande adoperarsi per rendere più vivibile e praticabile il parco esterno con la costruzioni di gazebo e la pavimentazione di viali e sentieri per renderli adatti alla passeggiata pedonale o con tutori e carrozzine. Vengono ricavati due nuovi posti letto Rsa, due camere doppie per autosufficienti ed una stanza di emergenza ed isolamento, per un totale di 60 posti letto.
All’inizio del 2020 tutto il personale passa alle dirette dipendenze dalla Fondazione. La primavera del 2020 purtroppo è stata caratterizzata dalla pandemia. La nostra nostra residenza non rimane immune, è una delle prime ad essere interessata dal pernicioso contagio, ma anche tra le prime ad uscirne e rimettersi in gioiosa e determinata ripresa. La fortuna, l’immediatezza nell’adottare isolamento e dispositivi di protezione individuale ed una buona e competente presenza sanitaria hanno permesso di limitare i danni.
Nel periodo successivo si sono sviluppati una serie di iniziative per impedire l’isolamento dei nostri residenti, mantenendoli attivi con una continua animazione. Importantissimo l’incessante filo di comunicazione con i parenti e la creazione la camera dei contatti.